Una manifestazione antifascista che riuniva partiti e sigle sindacali. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti e un fiume di gente tutt'intorno. L’esplosione, dissero i sopravvissuti, fu “una specie di vento”. Il bilancio: otto vittime e centodue feriti. Poi indagini, depistaggi, omissioni, mezze verità, cinque istruttorie, tredici dibattimenti e due condanne definitive arrivate nel giugno 2017. Quarantatré anni dopo.
Marco Archetti, scrittore bresciano, avvalendosi di documenti storici e testimonianze di prima mano, compone un romanzo toccante e prezioso che ridà vita alle otto vittime della strage. Evitando ogni retorica e concentrandosi sulle loro vicende umane, le fa affiorare dal buio ed entrare in scena come in un film. Un atto d’amore e di memoria. E per la prima volta i caduti della strage non sono solo nomi su una lapide commemorativa, ma vengono raccontati come uomini e donne in carne e ossa, “né santi né eroi”, in una Spoon River luminosa, scandita dalla voce di Redento Peroni. Quella mattina si trovava a pochi passi dalla bomba ma il destino volle che il piccolo gesto di uno sconosciuto gli salvasse la vita. Così il suo racconto guida la narrazione e testimonia fatalmente un’epoca della nostra storia recente, anni bui, di piombo ma anche di umanità, tenerezza e legami profondi che hanno molto da dire a ciascuno di noi.
Una storia che è un canto di vita: la morte in ritardo di duecento pagine.
Bresciano con stretta di mano robusta e zigomi pasoliniani, Marco Archetti è “Ne du tout fol, ne du tout sage”, da un verso del poeta medievale François Villon. In effetti Archetti non pare un contemporaneo, sembra venire da un’altra epoca dove si cazzeggiava meno e si prendevano le cose più seriamente. Autore unico per stile, lingua e capacità di attraversare i generi.
Gabriele Ferraresi SapiensUn racconto che rappresenta la “Spoon river” di Piazza della Loggia. Il romanziere Marco Archetti, autore di “Una specie di vento”, ridà vita senza retorica alle otto vittime della strage che si abbatté su Brescia il 28 maggio di 44 anni fa, quando nella piazza in cui si teneva una manifestazione del “Comitato unitario permanente antifascista” esplose una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti.
LeftOtto personaggi erano in cerca d’autore. L’hanno trovato.
Massimo Tedeschi Corriere della Sera ed. BresciaMarco Archetti ha restituito la vita, quindi la speranza, ha restituito una forma e una complessità, alle vittime di allora, e ai testimoni, al sopravvissuto che si vergogna di essere sopravvissuto. Archetti ha scritto un romanzo, non una biografia della strage, e ha cantato la vita invece della morte.
Annalena Benini Il Foglio“Un romanzo-verità che mi ha raggiunto al cuore, un libro che segue i binari della migliore tradizione della moderna letteratura americana.
Antonio Ferrari Corriere della SeraIl 28 maggio 1974, alle ore 10.12, ho smesso di essere quel che ero e ho cominciato a essere quello che sarei stato per il resto della mia vita: un sopravvissuto.
Redento Peroni, 84 anni, ferito nella strage Scrittore di ormai lungo corso, Archetti ha mestiere e talento da vendere, ma qui va oltre sia le tecniche del mestiere, sia il virtuosismo del talento. Fa parlare la purezza del cuore. Ed è quel cuore puro che permette all’autore di dire l’indicibile, di far parlare il silenzio, di mostrare l’invisibile.
Paola Carmignani Giornale di BresciaE’ un libro bellissimo, puntuale nelle ricostruzioni e profondo. Archetti come sempre non delude.
La divoratrice di libriCollana: Chiarelettere Narrazioni
Numero di pagine: 192
Formato: ebook
ISBN: 9788832960860
Prezzo: € 9.99