Viva l'Italia – Francesco Bonazzi - Casa editrice Chiarelettere
«Qualcuno, ne sono certo, mi accuserà di essereuno ‘sfascista’ antieuropeo mentre invece miconsidero solamente uno che vuole renderequesta Europa veramente sostenibile e più equa.»Antonio Maria Rinaldi «La questione del debito pubblico è unaquestione di distribuzione della ricchezza,in particolare tra attori pubblici e attori privati,e non una questione di livelloassoluto della ricchezza stessa. Il mondo riccoè ricco: sono i suoi Stati a essere poveri.»Thomas Piketty «La vera sfida che abbiamo di fronte è semplice:sconfiggere questa economia della paura, fermarela cinesizzazione dell’Italia e impararea pensarci come potenza economica,che può decidere il proprio destino e migliorarel’esistenza dei propri cittadini.»Francesco Bonazzi La paura è uno stato d’animo personale, certo, ma per crearla e alimentarla su larga scala servono gli allarmi. Dietro ogni allarme c’è puntualmente qualcuno che ci guadagna. Ma l’Italia è davvero un paese sull’orlo del fallimento? Numeri alla mano, la situazione è ben diversa da quella che si dipinge.Come dimostra Francesco Bonazzi, in realtà il nostro è un paese molto ricco dove otto famiglie su dieci vivono in abitazioni di proprietà, con un patrimonio immobiliare che vale 3,8 volte il Pil, ovvero 6227 miliardi di euro, e con storie di eccellenza, specie nel settore della chimica industriale e della biochimica, che però fanno meno notizia dei successi degli chef stellati. Come ricorda il Censis, “il mondo è pieno di macchinari italiani, ma per saperlo bisogna andare a guardare l’etichetta”. Il vero problema è la disuguaglianza, a cominciare da quella Nord-Sud, ma per ridurla non si fa nulla, con la scusa che l’Europa non ci concede i necessari margini di bilancio. Con oltre 5 milioni di poveri e un 10 per cento sempre più ricco, l’Italia non può continuare a essere uno dei paesi con la maggior ingiustizia sociale del continente.La vera sfida che abbiamo di fronte è innanzitutto sconfiggere questa economia della paura e della colpevolizzazione alla tedesca, fermare la cinesizzazione del lavoro e imparare a pensarci come potenza economica, che può decidere il proprio destino e migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Evitando che il sovranismo prenda il posto della sovranità nazionale.