Sono un uomo morto – Federico Monga - Casa editrice Chiarelettere
“Sono stato io ad aprire agli inquirenti il libro della ’ndrangheta.” Questa è la storia dell’uomo che per primo ha raccontato l’infiltrazione della ’ndrangheta nel Nordovest d’Italia, in particolare in Piemonte e in Liguria. Si chiama Rocco Varacalli, la sua è un’epopea criminale che inizia in Calabria e finisce a Torino. Nel mezzo scorre una vita violenta, qui raccontata in prima persona e dall’interno dell’organizzazione. Più volte arrestato,Varacalli è stato condannato per traffico di stupefacenti. Dodici anni di militanza che gli hanno valso contatti di primissimo livello nell’onorata società, fino alla decisione di diventare testimone di giustizia. La sua confessione è diventata l’architrave dell’inchiesta Minotauro che nel giugno 2011 ha portato all’arresto di 150 persone e al coinvolgimento di politici, assessori, consiglieri regionali e imprenditori. L’alta velocità, i cantieri delle Olimpiadi invernali a Torino, la costruzione del centro commerciale Le Gru di Grugliasco (Torino) con le famiglie calabresi che stringono la mano a Berlusconi il giorno dell’inaugurazione, il porto di Imperia in Liguria. E poi il traffico internazionale di droga dall’America del Sud all’Europa e alle grandi città dell’Italia del Nord, passando per l’Africa. Varacalli racconta tutto: la scelta di pentirsi, le pressioni della famiglia, il disconoscimento, le minacce, le stragi e gli omicidi. E come funziona l’organizzazione. La sua testimonianza, giudicata attendibile da almeno due sentenze, è drammatica. Ora politici e amministratori non possono più far finta di niente e dire: io non sapevo. Troppi si sono fatti usare e hanno usato la malavita calabrese per vincere le loro battaglie personali e guadagnare consenso. Intanto i processi vanno avanti e Varacalli continua a definirsi un morto che cammina.