Doveva morire – Ferdinando Imposimato - Casa editrice Chiarelettere
A quasi quarant’anni dal delitto Moro, questo libro rimane il punto di riferimento fondamentale per chi voglia farsi un’idea di quanto successo tra il marzo e il maggio del 1978, quando Aldo Moro fu rapito dalle Br e poi ucciso. I due autori hanno squarciato un silenzio durato molti anni e finalmente hanno messo a disposizione di tutti testimonianze, documenti, interrogatori rimasti nei cassetti delle procure e delle commissioni parlamentari per troppo tempo. Dal questo libro si può ripartire per provare a chiarire la tragedia politica più grave della nostra storia repubblicana. Non possiamo ignorare il ruolo pesante che l’Ucigos, la polizia di Cossiga, ha avuto in tutta questa vicenda, insieme al comitato di crisi, le cui relazioni, qui proposte per la prima volta, lasciano esterrefatti. Non è vero che non si poteva fare niente: sono state ignorate segnalazioni e bloccati ordini di perquisizione che sarebbero stati decisivi, ci sono adesso le prove che i covi di via Gradoli e via Montalcini volutamente non sono stati scoperti, alla magistratura è stato permesso di operare solo a omicidio avvenuto e chi tra la polizia sarebbe potuto intervenire è stato messo da parte. Anche le implicazioni internazionali contano eccome in questa storia: Kgb, Raf, Stasi e Cia hanno avuto un ruolo non secondario, senza togliere naturalmente alcuna responsabilità alle Br. Moro doveva essere eliminato. La sicurezza e la ragion di Stato non giustificano l’immobilismo. E il dolo. Viene fuori ancora una volta la malattia cronica della nostra democrazia, così fragile da non poter mai essere trasparente. Basti pensare a tutti gli uomini dei servizi segreti e dei corpi dello Stato iscritti alla P2, che in quei mesi stavano nella sala di comando. Coincidenze? Chi vigilava sulla nostra sicurezza attentava anche alla nostra libertà, eliminando un personaggio che sapeva troppe verità, le più imbarazzanti. Qui sta il cuore del “caso Moro”.